Uno dei consigli più ricorrenti è quello di non giocare al “tira e molla” con il proprio cane, in quanto questo tipo di gioco aumenterebbe la possessività e porterebbe ad un confronto fisico sempre sconsigliabile.
Non concordo con questa tesi, in quanto non mi piace generalizzare: comunque, i danni li fai quando non fai le cose per bene.
Penso che, se fatto nel modo corretto, questo tipo di gioco sia molto educativo per il cane, in quanto:
• costituisce un rinforzo di grande valore, utilizzabile anche nell’obbedienza;
• è uno dei metodi migliori per promuovere l’attenzione, per fare in modo che il cane voglia fare qualcosa con noi;
• rappresenta un’interazione diretta tra umano e cane;
• il rinforzo smette di essere un oggetto per trasformarsi in un evento interattivo.
Ecco alcune “norme” che utilizzo quando faccio questo gioco con i cani:
• gli oggetti utilizzati devono avere certe caratteristiche. Io utilizzo un boudin (salamotto, salsicciotto… insomma ci siamo capiti) di circa 20 cm. È dotato di maniglie, ma in fase di apprendimento non le uso perché mordendo le maniglie, il cane riesce a muovere l’oggetto e auto-rinforzandosi non mollerà manco morto. Anche il materiale è importante, così come la dimensione:
– Deve essere largo abbastanza da tenerlo con entrambe le mani e con lo spazio sufficiente per il morso.
– Non deve essere troppo lungo perché altrimenti non sarebbe ben controllabile.
• È importante giocare nel periodo giusto: va bene prima della dentizione definitiva, per stimolare la predazione e il possesso (sempre in modo equilibrato). Indicativamente tra i 4 e i 6 mesi interrompo l’attività, dedicandomi soprattutto all’obbedienza e riprendendo poi a dentizione completata.
• Solitamente uso diversi tipi di materiale così che il cane sia più “versatile” e voglia giocare grazie al mio movimento e non all’oggetto utilizzato. Sconsiglio la pallina con la corda perché
-Troppo difficile da gestire
– Non fornisce una presentazione precisa
– E’ quasi impossibile immobilizzarla.
• È necessario fare una buona presentazione al cane, nel senso che il cane deve poter capire dove andare a mordere. Inoltre espongo il gioco sempre in posizioni diverse, così da non creare dei pattern comportamentali;
• Il cane deve conoscere il comando “lascia”. In caso contrario, si viene a creare un conflitto tra conduttore che tenta di sottrarre l’oggetto e cane che non lo vuole lasciare. Spesso utilizzo il salamotto stesso per insegnare il lascia, ponendo enfasi tra il movimento e lo stare fermo.
Dal cibo al gioco: Se all’inizio dell’addestramento uso il cibo come rinforzo, in quanto il cane è motivato pur rimanendo tranquillo (il gioco lo agita troppo), aumentando la velocità dei movimenti cerco di trasformare anche il cibo in gioco: a questo punto però il cane ha già appreso alcuni esercizi di obbedienza.
Prerequisiti perché questo tipo di gioco sia altamente educativo:
• il cane deve conoscere gli esercizi di base (le posizioni e il fermo nelle posizioni);
• deve mordere con energia;
• deve saper lasciare a richiesta;
• deve riportare il gioco indietro (a questo proposito, si parla di due tipologie di cane: quello combattivo che con il salamotto in bocca ti corre incontro dandoti spallate per ingaggiarti ancora e quello giocatore che ti corre incontro portandoti il salamotto nelle mani per giocare di nuovo);
• il cane deve desiderare il reingaggio: lo incoraggio a riportare, andando indietro e cominciando a lanciare l’oggetto molto vicino a lui.
All’inizio del gioco l’oggetto va fatto muovere, senza ficcarlo nella bocca del cane (ricordo che in natura non esiste il coniglio suicida che si butta tra le fauci del lupo).
Durante la lotta, soprattutto all’inizio, bisogna essere equilibrati: non tirare troppo per non fargli perdere la speranza, ma nemmeno troppo poco per evitare che mordicchi e si disinteressi. Quando prende confidenza e scuote la preda, di solito assecondo con corpo e voce il suo strattone: voglio rispondere alle sue azioni.
In conclusione, il mio pensiero è che si possa giocare tranquillamente al “tira e molla”, basta che sia fatto nel modo corretto.
Rispetto all’argomento in questione, continuo a pensare che non sia l’oggetto, in senso lato, a dover essere demonizzato, quanto il modo di utilizzarlo.