L’intento di questo articolo è quello di descrivere la specialità del mantrailing, che conta un numero sempre crescente di appassionati.
È innanzitutto una disciplina che permette di individuare e seguire il percorso (o traccia) di una persona avvalendosi del fiuto di un cane adeguatamente addestrato.
L’etimo di questa parola deriva dall’unione di due parole inglesi: man (uomo) e trail (traccia, sentiero).
L’origine di questa disciplina è da cercarsi nell’attività della polizia statunitense di ricerca di detenuti evasi dalle prigioni e in seguito in quella forense (ricordiamo che in alcuni Stati il lavoro dei mantrailer è ritenuto valido come prova nei processi per reati quali stupro, rapina, omicidio, rapimenti ecc.), poi utilizzata in vari paesi nelle attività di protezione civile per la ricerca di persone disperse.
Vi è poi la parte sportiva (regolamentata dalle varie associazioni, ognuna con un proprio regolamento) che presentano ai binomi diverse categorie, che in maniera crescente affrontano difficoltà in cui cimentarsi.
Il cane usato fin dagli inizi, fu il Bloodhound (o Cane di Sant’Uberto, a causa delle sue caratteristiche morfologiche e delle sue attitudini che rendono straordinario il suo fiuto su una traccia) mentre oggi cani di ogni razza o non-razza vengono utilizzati con successo.
Tra i vari metodi, il più conosciuto in Italia è senza dubbio quello di Kevin Kocher (grazie anche alla traduzione del suo libro). Questi, durante la sua esperienza nella preparazione di unità di mantrailing K9 per la polizia statunitense, scoprì che il suo cane gli dava importanti informazioni tramite quelle che lui ha definito “indicazioni negative”.
Osservò inoltre che i cani non soltanto seguivano una traccia, ma erano in grado di eliminare le errate direzioni di marcia per seguire quella corretta.
Molti altri metodi sono poi stati messi a punto, ognuno con le proprie peculiarità e le proprie metodologie apprendibili durante i vari seminari che sono proposti da coloro che li esercitano ma che mancano quasi sempre di una parte bibliografica, soprattutto in lingua italiana.
A questo punto possiamo dire che il lavoro di una unità cinofila da mantrailing non si limita ad indicare una persona scomparsa, ma raccoglie importanti informazioni rispetto a quanto sia potuto accadere durante il suo percorso (luogo esatto dove la persona è salita su un veicolo, direzione di marcia della persona scomparsa o eventuale indicazione dell’assoluta mancanza di traccia in un determinato luogo).
Ciò detto, nei prossimi articoli andremo a descrivere come riuscire a lavorare e divertirsi col vostro cane “da traccia”, sia che vogliate affrontare il percorso sportivo o che semplicemente vogliate cementare la vostra relazione facendo una delle cose più soddisfacenti per il vostro cane.