Diciamo subito che l’ingaggio è la pietra angolare del nostro lavoro.
Senza di esso il nostro allievo non è predisposto all’apprendimento e non ci dà retta quando gli proponiamo di fare delle cose insieme. Quest’ultimo aspetto è problematico sia in ambito sportivo sia nella vita di tutti i giorni.
Ingaggio del cane in ambito sportivo.
Il cane deve eseguire diversi esercizi, alcuni più difficili di altri, ma comunque preparati in allenamento. Il problema sta nel fatto che tra un esercizio e l’altro, il cane deve starvi al fianco in attenzione.
Immaginate di entrare nel terreno di gara e avere il vostro cane che se ne va a zonzo invece di lavorare con voi. Questo è l’esercizio più difficile della fase di obbedienza.
Può capitare di sbagliare le posizioni a distanza o l’esercizio In Avanti. Ma se non avete il cane su di voi tra un esercizio e l’altro, la gara è compromessa in partenza.
Ingaggio del cane nella vita di tutti i giorni
Il problema è analogo. Se siete a passeggio con il cane e questi non vi presta attenzione e vi considera come un tassista che lo scarrozza da un posto all’altro, non potete pretendere che vi dia retta. In questo caso, anche il comando più semplice diventa un incubo. Cosa sia l’ingaggio e quanto sia importante è quindi evidente.
In breve, il cane è concentrato su di noi per un periodo di tempo significativo, aspettandosi qualcosa da noi. È attento, in attesa che qualcosa di bello accada: tutto questo rende il processo di apprendimento molto più semplice. Vediamo cinque semplici regole per ottenere l’attenzione:
Il movimento in sé è motivante. Il cane ama inseguire e, in quanto cacciatore, è attratto da tutto ciò che è in movimento. Dobbiamo quindi muoverci, per far sì che il nostro allievo ci segua e si interessi all’attività che stiamo facendo. Contro di noi giocano una serie di variabili: odori, nuovi posti, altri animali ecc. tutte cose che attirano l’attenzione del cane, distogliendola da noi. Se rimaniamo fermi e passivi di fronte a questi “avversari”, il risultato è scontato.
Durata variabile del premio. Ricordando che il premio non è un semplice oggetto, ma un evento interattivo che ha durata temporale – un qualcosa che succede nel tempo – la durata di questo evento non deve essere sempre la stessa. Facciamo un esempio. Se tutte le volte che chiamo il cane, quando questi arriva, dico Sì, faccio un passo in dietro e gli do un bocconcino, dopo alcune ripetizioni avremo queste conseguenze
il cane prevedendo l’entità del premio preferirà inseguire lo scoiattolo
il cane impara che tra un evento e l’altro può prendersi una pausa per fare quello che vuole perché non ci saranno premi diversi, non ci sarà nell’immediato un altro evento che lo attende. Variando la durata e rendendola imprevedibile, il nostro allievo per paura di perdersi qualcosa, resterà concentrato. Il cane infatti non sopporta che ci si possa divertire senza di lui.
Muoversi verso la direzione opposta rispetto a quella scelta dal cane. Molti proprietari tendono a raggiungere il cane per averne l’attenzione. Dobbiamo invece fare l’opposto. Se il cane va verso sinistra, noi andiamo verso destra.
Il cane seguirà naturalmente
Enfatizzare il contrasto tra premio e non premio. Sarebbe a dire, differenziare notevolmente la fase premiante data dal movimento e dall’oggetto (bocconcino/salamotto), da quella non premiante, durante la quale rimaniamo immobili. Più il contrasto tra le due fase, premio/non premio, è evidente, più il cane è attento.
Variare la qualità dell’oggetto. In alcuni casi è necessario migliorare l’appetibilità del bocconcino e/o l’intensità del combattimento durante il Tira e Molla.
Queste linee guida vi aiuteranno di sicuro a fare in modo che il cane sia concentrato su di voi. Ma attenzione, tutto questo è semplice ma non facile. Sembra un gioco di parole, ma la realtà è che il nostro cervello ha capito quello che dobbiamo fare, ma il nostro corpo NO. Quello che serve è pratica e ancora pratica, divertendoci col cane senza dimenticare lo scopo di quello che stiamo facendo.