Credo sia bene partire da due osservazioni.
La prima è che nessun cane si sveglia al mattino dicendo: oggi conquisterò il mondo (è vero che uno dei miei cani si sveglia al mattino pensando: come posso fregare oggi papà, ma tra essere degli impuniti ed essere Alessandro Magno c’è una bella differenza).
L’altro assunto è quello tratto dall’etologia e da cosa questa materia ci dice sulla Dominanza: il dominante non è colui che “pretende, umilia e costringe a dare”: viceversa è colui che si assume gli oneri e la responsabilità della conduzione di un gruppo.
Questo scenario non deve però richiamare visioni disneiane: la trasmissione dei propri geni è la ricompensa a tutta questa fatica. All’interno del gruppo, poi, ognuno fa la sua parte, sapendo che dal bene comune dipende il proprio benessere. Ogni ruolo all’interno del gruppo ha pari dignità.
I cani, che sono animali sociali e gerarchici al pari del loro antenato, prendono molto sul serio la struttura gerarchica e sociale del loro gruppo.
Non esiste, nel mondo animale, una struttura sociale senza gerarchie e senza qualcuno che ne assuma il comando. Sebbene, nel cane, vi siano delle differenze dovute al processo di selezione della razza, a livello genetico, chi più chi meno, l’istinto a ricercare un ordine sociale ce l’ha dentro. I circoli gentilisti spesso negano questo aspetto strutturale del modo di vivere del cane e lo fanno ricorrendo all’autorità di due studiosi: David Mech e Mark Bekoff. Peccato che questi due studiosi vengano fraintesi.
David Mech: «C’è una certa disinformazione relativamente alle mie teorie. Questa errata interpretazione e completa disinformazione mi perseguita ormai da anni. In alcun modo io rifiuto il concetto di dominanza” (Animal Emotions, 15 Febbraio 2012 ).
Mark Bekoff: «Il concetto di dominanza sociale non è una leggenda. Una leggenda è una storia inventata. Quello di dominanza era e rimane un concetto molto importante, che è stato frainteso ed utilizzato impropriamente»
Cerchiamo allora di fare un po’ di chiarezza su cosa si intenda per branco e gerarchie:
• Un branco non è occasionale. Si tratta di soggetti che vivono costantemente insieme, condividendo le esperienze della vita. Non è appropriato, ad esempio, considerare Branco i cani che si incontrano saltuariamente al parco.
• In un vero branco, ci sono diverse occasioni per controllare che lo status quo sia inalterato e questo viene fatto sempre attraverso comportamenti ritualizzati.
• Dominanza e rapporti gerarchici non sono sinonimi. Mentre le gerarchie interessano l’intero gruppo, il rapporto di dominanza-sottomissione riguarda due individui.
• Essere sottomessi, etologicamente parlando, non vuol dire essere infelici.
• Come dicevamo prima, il cane non si sveglia ogni mattina pensando alla scalata sociale. Il comando porta gli oneri insieme agli onori e la maggior parte delle volte il cane preferisce essere deresponsabilizzato. Ma attenzione: qualora il nostro cane si rendesse conto che manca nel gruppo una guida sicura, allora sì che, volente o nolente, si ritrova a sobbarcarsi del fardello del comando.
• Ognuno, nel gruppo, ha il suo ruolo e questo è fondamentale per il benessere generale.
Il signor Lorenz nel secolo scorso raccontò al mondo del fenomeno dell’imprinting. Grazie all’impregnazione ora sappiamo che il cane ci considera, se non conspecifici, almeno sui parenti, o meglio, membri dello stesso gruppo sociale e, con tutti i membri del suo gruppo sociale, il cane interagisce, chi più chi meno, in modo gerarchico.
Detto questo e considerando che non viviamo con il nostro amico nella foresta, è opportuno che il ruolo di guida del gruppo sia assunto dall’umano. Questo non vuol dire comportarsi da prepotenti che capottano gli altri per mostrare il loro status. La guida è piuttosto un punto di riferimento. Ma la dominanza e la sottomissione?
Diciamo subito che il concetto di dominanza è contestuale e relativo: un cane può essere dominante verso il cane (o l’umano) A, ma sottomesso al cane (o all’umano) B. Inoltre perché ci sia un dominante deve esserci anche un sottomesso e questo tipo di relazione ha ben poco a che fare con la violenza soprattutto fisica. Ad esempio, quando assistiamo ad una rissa, spesso il motivo scatenante non ha nulla a che fare con la dominanza quanto piuttosto va ricercato nella contesa per una risorsa, per motivi territoriali, o per questioni sessuali. Infatti non è detto che un cane sottomesso, nel momento in cui si trovi a possedere una risorsa, la ceda al dominante. Proviamo allora al fare il punto della situazione:
• La dominanza e la sottomissione solitamente non causano risse, sono stabilite attraverso la ritualizzazione e sono una questione interpersonale.
• Le gerarchie si ritrovano all’interno di un gruppo sociale, sia interspecifico sia intraspecifico.
•Un leader mostra il suo ruolo in senso etologico, diventando guida coerente del gruppo.
La vita con il cane ci mette alla prova: quanti di noi sono veramente quello che il nostro cane crede che noi siamo?
• Un branco non è occasionale. Si tratta di soggetti che vivono costantemente insieme, condividendo le esperienze della vita. Non è appropriato, ad esempio, considerare Branco i cani che si incontrano saltuariamente al parco.
• In un vero branco, ci sono diverse occasioni per controllare che lo status quo sia inalterato e questo viene fatto sempre attraverso comportamenti ritualizzati.
• Dominanza e rapporti gerarchici non sono sinonimi. Mentre le gerarchie interessano l’intero gruppo, il rapporto di dominanza-sottomissione riguarda due individui.
• Essere sottomessi, etologicamente parlando, non vuol dire essere infelici.
• Come dicevamo prima, il cane non si sveglia ogni mattina pensando alla scalata sociale. Il comando porta gli oneri insieme agli onori e la maggior parte delle volte il cane preferisce essere deresponsabilizzato. Ma attenzione: qualora il nostro cane si rendesse conto che manca nel gruppo una guida sicura, allora sì che, volente o nolente, si ritrova a sobbarcarsi del fardello del comando.
• Ognuno, nel gruppo, ha il suo ruolo e questo è fondamentale per il benessere generale.
Il signor Lorenz nel secolo scorso raccontò al mondo del fenomeno dell’imprinting. Grazie all’impregnazione ora sappiamo che il cane ci considera, se non conspecifici, almeno sui parenti, o meglio, membri dello stesso gruppo sociale e, con tutti i membri del suo gruppo sociale, il cane interagisce, chi più chi meno, in modo gerarchico.
Detto questo e considerando che non viviamo con il nostro amico nella foresta, è opportuno che il ruolo di guida del gruppo sia assunto dall’umano. Questo non vuol dire comportarsi da prepotenti che capottano gli altri per mostrare il loro status. La guida è piuttosto un punto di riferimento. Ma la dominanza e la sottomissione?
Diciamo subito che il concetto di dominanza è contestuale e relativo: un cane può essere dominante verso il cane (o l’umano) A, ma sottomesso al cane (o all’umano) B. Inoltre perché ci sia un dominante deve esserci anche un sottomesso e questo tipo di relazione ha ben poco a che fare con la violenza soprattutto fisica. Ad esempio, quando assistiamo ad una rissa, spesso il motivo scatenante non ha nulla a che fare con la dominanza quanto piuttosto va ricercato nella contesa per una risorsa, per motivi territoriali, o per questioni sessuali. Infatti non è detto che un cane sottomesso, nel momento in cui si trovi a possedere una risorsa, la ceda al dominante. Proviamo allora al fare il punto della situazione:
• La dominanza e la sottomissione solitamente non causano risse, sono stabilite attraverso la ritualizzazione e sono una questione interpersonale.
• Le gerarchie si ritrovano all’interno di un gruppo sociale, sia interspecifico sia intraspecifico.
•Un leader mostra il suo ruolo in senso etologico, diventando guida coerente del gruppo.
La vita con il cane ci mette alla prova: quanti di noi sono veramente quello che il nostro cane crede che noi siamo?